Essendo una bella giornata mi sono presa la libertà di andare a meditare nei campi, nella natura. Non c’è nessuno in giro e la meditazione è più facile in mezzo alla natura.
Mi accompagna, come sempre, Amelia, la mia gattina che non ci lascia mai soli, e che tutte le volte che si presenta la possibilità di meditare sulle mie gambe se ne approfitta e ricambia della gioia provata con le tante fusa guaritrici per l’anima.
In beatitudine e silenzio, comincio a sentire dapprima un ronzio, poi delle parole farfugliate non decifrabili e alla fine due vocine fini fini che non riuscivo a capire da dove provenivano.
Incuriosita, la mia attenzione si affina sempre di più e vi voglio oggi raccontare la discussione alla quale con tanto stupore ho assistito:
A) ma lo sai che gli umani festeggiano oggi il primo maggio?
B) E che ci sarebbe da festeggiare? Ricomincia un’ altro mese secondo il loro calendario. Tanto ricomincia per 12 volte all’anno…
A) No. Festeggiano la Festa dei Lavoratori. La festeggiano in tutto il mondo. Sai, io ho parenti dappertutto e me lo hanno confermato.
B) Allora, se è la festa di chi lavora, lo dovrei festeggiare anche io. Do loro da mangiare, il pane, la pasta e tutte le bontà che fanno con i miei chicchi. Io sono utile e questo è un lavoro, no?
A) Beh, non saprei, se mai il contadino che ti semina lavora, ma tu cresci e basta.
La discussione mi incuriosiva sempre di più, avevo capito che quella voce più acuta e forte era di una spiga di grano, li vicino a me, ma l’altra, mite e fine, non sapevo ancora distinguere di chi fosse.
La spiga di grano comincia ad elencare le sue tante virtù, di come sfamava tanta gente, e come per molti era fonte di gioia e benessere. Come il profumo del pane appena sfornato donava serenità e sicurezza e come maneggiare la farina fatta con i suoi chicchi era simbolo di abbondanza. Come lo usavano e lo conoscevano gli umani da tanto tanto tempo, come la coltivavano, e che pure quel grande profeta, che ricordano ancora oggi, lo condivise nella sua ultima cena.
B) e te erbaccia gracile e inutile che hai da dire? I tuoi fiori sono vuoti e il seme che crei è senza sostanza. Guarda come sei fragile e come anche questo leggero venticello ti fa tremare. Non vieni coltivata, semmai vieni sempre estirpata. Quale sarebbe il tuo lavoro, quale sarebbe la tua virtù?
A) Non hanno bisogno di coltivarmi, mi trovo dappertutto. e se mi estirpano e per fare spazio a te, che ne hanno bisogno in grande quantità. Forse qui sono pochi a conoscermi adesso, o meglio dire a riconoscermi. Ma un tempo accompagnavo i loro guerrieri, per salvare loro la vita. La mia linfa è in grado di fermare le emorragie e ne basta poco per fare effetto. Anche io sono conosciuta da tanto tanto tempo, mi chiamano Borsa del Pastore perché i pastori erano tra i primi a conoscere le mie proprietà, o forse anche per la forma dei miei semi. Lo sai che ho parenti in tutto il mondo. Mi usano anche dove per mangiare usano il tuo concorrente, il riso, li, nella lontana Cina, dove conoscono bene i meridiani, mi usano per il fegato e lo stomaco. Anche dall’altra parte del mondo, la dove il granturco prende il tuo posto, i sciamani mi hanno sempre usato per le donne e per le ferite dei guerrieri. E qui, qui in Europa, trovi le mie virtù descritte in libri millenari di medici e studiosi antichi. Si, sono esile, e sembro in-significativa, ma chi mi conosce sa di cosa sono capace, e forse l’utilità mia alla fine meno non è della tua.
Ecco, che un erbaccia, piccola ed esile, insegno al grano che tutto ha il suo valore e che tutti si devono celebrare per quello che sono, le loro virtù e i loro doni.
La meditazione di oggi è stata strana, all’insegna del valore di ognuno.
Buon Primo Maggio